L’Auditel è un successo, ma qual è il costo degli errori?
Grandi scenografie, ospiti famosi ed i migliori conduttori tal volta non bastano a far sì che un programma televisivo ottenga il successo desiderato. A decretarne l’efficacia, dal punto di vista mediatico, interviene, infatti, il pubblico, che ha il potere di cambiare canale o addirittura spegnere la TV. A registrare queste azioni c’è l’Auditel, società che si occupa della rilevazione dei dati di ascolto televisivo.
Ma quanto costa accedere a questi dati e chi ne fruisce maggiormente? Ce lo rivela una nota inviata al Garante delle Comunicazioni secondo cui i clienti che pagano per ottenere le analisi dello share sono per lo più i Centri Media, che si occupano di unire gli interessi dei networks a quelli delle grandi marche in cerca di pubblicità.
Per quanto concerne il costo di tali informazioni, lo stesso può arrivare fino a 126 mila euro all’anno e varia in base alla tipologia ed alla richiesta dell’ente richiedente (tv nazionali, tv locali, software-house, ecc).
Ovviamente, in quanto percentuali frutto del rilevamento degli interessi di milioni di telespettatori, le indagini Auditel posseggono un margine d’errore, che la società stessa si rifiuta, però, di pubblicare. Le variabili in gioco sono infatti innumerevoli e riguardano il tempo di monitoraggio del singolo programma (più è breve più cresce l’errore), come la misura di ascolto della trasmissione (più è bassa, maggiori sono le possibilità di inesattezza).
Per finire, i punti di forza del sistema di accertamento dei dati d’ascolto riguardano la quantità di possessori del meter (l’apparecchio rilevatore), che si attesta sui 5.697 circa; nonché la qualità del segnale Cts, che consente di apprendere dall’audio cosa sta guardando il nucleo familiare.