part-time ciclico

Part-time ciclico: in che cosa consiste, cosa prevede

Il part-time ciclico è una delle formule con cui può essere svolto il lavoro part-time ovvero quell’impegno lavorativo che prevede un numero di lavoro inferiore a quello stabilito per il lavoro full-time (40 ore settimanali). Cerchiamo di capire meglio in che cosa consiste il part-time ciclico e cosa prevedono le norme in merito.

In che cosa consiste il part-time ciclico?

Partiamo dalla definizione di part-time ciclico: è quel modello di lavoro a tempo parziale che si distingue dalle più comune formule di part-time orizzontale e di part-time verticale perché non si basa su un numero di ore giornaliere, ma su un monte ore annuale. Tradotto in parole più semplici: invece si lavorare solo una parte della giornata o solo una parte della settimana, con questa formula il lavoratore è impegnato solo in determinati periodi dell’anno, in relazione alle necessità dell’azienda. Per questo motivo si fa riferimento al part-time ciclico chiamandolo spesso lavoro parziale multiperiodale.

Con questa formula, il dipendente può essere impegnato anche con orario full-time durante alcuni periodi dell’anno, mentre nelle parti restanti può essere impiegato solo part-time oppure può non essere impiegato affatto. L’esempio più classico che si fa in questi casi è quello che fa riferimento al settore ricettivo e alberghiero. Nell’arco dell’anno le imprese che lavorano in questo ambito hanno esigenze differenti, quindi il numero della forza lavoro impiegata all’interno delle strutture può variare in relazione ai periodi. Un discorso molto simile si può fare anche per le aziende impegnate nel settore agro-alimentare, visto che ci sono dei prodotti lanciati sul mercato solo in determinate stagioni (si pensi ad esempio ai panettoni).

I dubbi sul calcolo dell’anzianità contributiva

Ormai da diversi anni il part-time ciclico è al centro di una vera e propria battaglia che vede coinvolti i sindacati, l’INPS e la giurisprudenza. Il nodo da sciogliere riguarda il calcolo dell’anzianità dei lavoratori multiperiodali. Secondo l’interpretazione dell’istituto previdenziale, ai fini dell’anzianità vanno conteggiati solo i periodi di effettivo lavoro; le parti sociali invece sostengono che non si possono creare disparità tra lavoratori a tempo pieno e lavoratori part-time, perché la distribuzione delle ore di lavoro non è frutto di una loro scelta, ma dipende dalle esigenze delle aziende e del settore; inoltre le ore di lavoro effettivo dei lavoratori a part-time ciclico è lo stesso di quelli a part-time orizzontale: cambia solo la loro distribuzione.

L’interpretazione dell’INPS di fatto prevede una posticipazione reale del momento in cui questi lavoratori potranno andare in pensione. Eppure nel corso degli anni la Corte di Cassazione, in seguito ai ricorsi effettuati dai gruppi di lavoratori, ha più volte invitato l’istituto previdenziale a cambiare il suo approccio. L’INPS ha sempre risposto che avrebbe continuato a comportarsi come sempre fino a quando non ci sarebbero stati degli adeguamenti normativi in merito a questo argomento. In realtà l’Italia ha recepito il principio di non discriminazione previsto dalla Direttiva Europea 97/81 (ecco perché la Cassazione si esprime in quel modo), ma si attendono ancora effettivi interventi sulla norma.