Laurea lavoro

Chi si laurea prima, trova lavoro prima?

Per il ministro del lavoro Poletti, laurearsi con 110 e lode a 28 anni è inutile. E’ meglio finire gli studi prima anche se con un voto minore. C’è, però, chi pensa che il voto finale sia decisivo nel momento dell’assunzione, che determini lo stipendio e la posizione da ricoprire.

Marco Leonardi, docente di Economia all’Università Statale di Milano e consulente del ministero del Lavoro, afferma che laurearsi in tempi brevi, anche se con voti più bassi sia meglio, poichè in busta paga ogni anno di esperienza vale il 6% in più di ogni anno trascorso in un campus.

Le aziende guardano l’età e l’esperienza dei candidati: la differenza nello stipendio iniziale è davvero minima tra chi è laureato e chi non lo è. Il problema principale, è trovare un lavoro, e più tempo passa, più è diffcile essere assunti. Non conta il 98 o il 110, ma la conoscenza delle lingue straniere, gli stage frequentati e l’età.

Al contrario Fabio Rugge, rettore dell’Università di Pavia e docente di Storia delle istituzioni politiche, pone l’accento sull’importanza imprescindibile del voto conseguito, segno di profondo senso del dovere e ambizione personale, dati che vengono presi fortemente in considerazione durante un colloquio di lavoro. Certo, laurearsi a 30 anni è tardi per tutti, ma se si porta a casa un 110 e lode il discorso cambia. Il punteggio elevato dimostra che lo studente ha davvero arricchito il suo sapere, e questo è il presupposto per un lavoro più qualificato ed una migliore qualità di vita.