Il lascito testamentario cos’è e come funziona
Tutti i contributi sono importanti per fare del bene e supportare economicamente le organizzazioni solidali. Chi si sta domandando come fare testamento può prendere in considerazione, per esempio, l’ipotesi del testamento solidale, che consente di destinare una parte del proprio patrimonio a un ente benefico e al tempo stesso si configura come una testimonianza importante per poter trasmettere e tramandare nel tempo i propri ideali e i propri valori. Il lascito testamentario, non a caso, è stato definito dal Comitato Testamento Solidale come un atto di generosità e di consapevolezza, che – vale la pena di metterlo in evidenza – non priva gli eredi di nulla. È, però, un modo per arricchire il proprio testamento con valori quali il senso di uguaglianza e la solidarietà, che sono il motore del mondo.
Come funziona
Come fare testamento solidale, dunque? In primo luogo è bene sgomberare il campo dagli equivoci, nel senso che non si deve compiere lo sbaglio di pensare che un lascito solidale inserito nel proprio testamento sia una possibilità appannaggio esclusivo delle persone benestanti. È vero che a fare notizia sono i lasciti milionari, ma ognuno di noi nel proprio piccolo ha l’opportunità di dimostrarsi generoso pur non disponendo di un patrimonio chissà quanto ingente. L’altruismo è una peculiarità che può riguardare ognuno di noi. Per aiutare gli altri è possibile, per esempio, lasciare attraverso il testamento dei soldi, ma anche una preziosa opera d’arte o dei gioielli. Ma non è tutto, perché in un testamento possono finire anche una polizza vita, dei titoli di investimento o delle azioni, come pure un immobile. Insomma, dipende tutto da ciò che permette il patrimonio di cui si dispone, fermo restando che non bisogna andare a ledere i diritti degli eredi legittimari.
L’indicazione del motivo
In un lascito solidale è di fondamentale importanza che sia specificata in maniera chiara e precisa l’indicazione del motivo; in caso contrario, infatti, il pericolo che si corre è che il testamento possa essere annullato. Si immagini, per esempio, il caso di un testatore che lascia un certo importo di denaro a un’organizzazione affinché la stessa si dedichi a progetti di ricerca per la lotta a una certa malattia; è chiaro che se quell’organizzazione non si è mai occupata, in precedenza, di ricerca su quella malattia si ha a che fare con un errore nella motivazione tale da rendere probabile una eventuale impugnazione per invalidità. Insomma, la disposizione testamentaria solidale potrebbe essere annullata. Ecco spiegato il motivo per il quale la decisione di offrire in beneficenza una parte del proprio patrimonio attraverso un lascito merita di essere ponderata con la massima attenzione. E, soprattutto, tale scelta non dovrebbe essere presa in autonomia ma in famiglia, con il pieno coinvolgimento degli eredi, che così possono essere resi partecipi di ogni aspetto.
I lasciti solidali e le tasse
È utile ricordare che per i lasciti solidali non ci sono imposte da pagare. Attraverso il Codice del Terzo Settore del 2017, in particolare, è stato sottolineato che quello che viene lasciato in eredità a organizzazioni di tipo onlus, cioè senza fini di lucro e con uno scopo di utilità sociale, non è soggetto a tassazione. Nel caso in cui, invece, il lascito venga effettuato a beneficio di un ente che non fa parte della categoria delle onlus, l’esenzione dalle imposte viene garantita unicamente nell’ipotesi in cui l’ente sia in grado di dimostrare di aver utilizzato nei 5 anni successivi il lascito secondo quanto previsto dal disponente.
Impugnare il lascito solidale
Che cosa può accadere nell’eventualità in cui il lascito solidale vada oltre la soglia della quota disponibile? Ebbene, in questa ipotesi il testamento conserva la propria validità, ma può essere impugnato – come si è accennato – dagli eredi legittimari, vale a dire i membri del nucleo familiare che hanno diritto, secondo quanto previsto dall’ordinamento giuridico italiano, a una quota parte del patrimonio. In tutto gli eredi legittimari, dopo che la successione è stata aperta, hanno 10 anni di tempo per avviare un’azione di riduzione. Per procedere in tal senso è necessario rivolgersi a un giudice, chiamato a dichiarare la disposizione testamentaria inefficace per ciò che concerne la parte che eccede la quota disponibile. Così, le legittime possono essere salvaguardate per intero.