La politica del figlio unico in Cina: alcune considerazioni economiche
Recentemente ha suscitato scalpore internazionale la decisione da parte del governo cinese di ripensare le norme che regolano la “one-child policy”, la politica demografica che prevede che le coppie cinesi non possano avere più di un figlio. Le legge, in vigore dal 1979, dovrebbe essere abolita a breve, anche se il Comitato Centrale del Partito Comunista non ha diffuso ulteriori dettagli circa la normativa che dovrebbe sostituirla. Il cambio di rotta è stato dettato da proiezioni sull’invecchiamento della popolazione cinese, che hanno spinto i dirigenti di Pechino a rivedere la rigida imposizione al fine di garantire un graduale ed armonico ricambio demografico futuro.
Un dato sorprendente su tale fenomeno riguarda la somma raccolta dal governo cinese in sanzioni nei confronti dei genitori che, nel corso degli ultimi decenni, hanno infranto la legge mettendo al mondo più figli. Secondo alcuni calcoli, non confermati peraltro dai vertici del Partito Comunista, l’ammontare delle multe a partire dal 1980 sarebbe pari a 315 miliardi di dollari. La sanzione più elevata è stata pagata dal regista Zhang Yimou, che pare avrebbe dovuto sborsare ben 1,2 milioni di dollari per aver avuto dalla moglie due figli in più di quelli consentiti.
Le legge prevedeva una proporzionalità della sanzione in base al reddito, ed è per questo che solo le famiglie più abbienti hanno potuto permettersi fino a questo momento di creare dei nuclei numerosi. La futura norma dovrebbe invece prevedere delle punizioni pecuniarie solo nei confronti di quelle famiglie che dovessero avere più di due figli.