I risparmiatori sono sempre da assolvere?
Viste le ultime vicende economiche che hanno investito l’Italia, ci si chiede se i risparmiatori che hanno visto sparire i loro risparmi siano delle vittime ingenue o sapessero dei rischi a cui andavano incontro cimentandosi in queste pratiche.
Quattro banche italiane sono state salvate dallo Stato: si sa, quando c’è un fallimento le perdite ricadono su qualcuno.
Negli anni successivi alla crisi economica del 2007 era stata messa in pratica la soluzione economica chiamata bail out, un salvataggio di Stato, la risposta più veloce per contenere i rischi. I costi e le inefficienze di questa pratica erano chiari a tutti, tant’è che i contribuenti si fecero carico dei rischi tanto quanto le banche.
Purtroppo, però, le banche salvate spesso ricadono in fallimento, e per questo si è passati al bail in, ovvero le perdite vengono supportate dagli azionisti della banca e, se necessario, anche dagli obbligazionisti.
Vi è, quindi, una sostanziale differenza tra contribuenti e investitori: questi ultimi ricevono un rendimento cospicuo sul loro investimento e sono consapevoli dei rischi.
Infatti, non tutti sanno che proprio dal 2007 si è adottata la regolamentazione MiFid a livello europeo, che prevede la compilazione di moduli per stabilire il grado e la sopportazione di rischio di ogni investitore. Se dai i questionari risultasse che i prodotti che vuole acquistare non sono adatti al potere economico della persona, il cliente viene scoraggiato a farlo e, a volte, gli viene addirittura proibito. Ecco perchè chi investe non può scaricare tutto sulla comunità. In molti dicono, ne erano consapevoli.